Storie

Elementare Watson!

Due parole per presentarmi e per spiegare il perché di questo spazio che ho voluto chiamare SerendipitySerendipity è un una parola nella quale mi sono imbattuta per caso e che mi ha sedotto. È stata votata una delle dieci parole più difficili da tradurre dalla British translation company (2004). Qualcuno si potrà domandare perché diavolo sono andata a scovare una delle dieci parole più intraducibili e ho deciso di farci un blog sopra. Una possibile risposta è che a me piace complicarmi la vita. Un’altra possibile, e forse più costruttiva risposta, ha molto a che vedere con il significato di questa accozzaglia di sillabe. Serendipity è una parola insieme giovane e molto vecchia. Giovane perché coniata nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole che cercava un termine per descrivere quello stato di grazia per il quale si scopre sul proprio cammino qualcosa di bello o fortunato o utile che non stavamo cercando.

Walpole trae il termine da un antico racconto persiano che ha avuto una certa fortuna in Occidente, la storia dei tre principi di Serendippo1. I tre principi erano individui straordinariamente colti e versati in tutte le arti. Il padre di questi regali virgulti decide di mandarli nel mondo per mettere alla prova “sul campo” la loro educazione. Lungo la strada incontrano un tale che ha perduto il cammello e la moglie incinta. I principi glielo descrivono fin nei minimi dettagli pur non avendolo mai visto. Non ritrovando l’animale il proprietario (che detto per inciso sembra molto più preoccupato per il cammello che per la moglie e il futuro erede) denuncia i tre che vengono imprigionati. I principi cercano di spiegare come avevano dedotto che il cammello era cieco da un occhio, gli mancava un dente, era zoppo, portava sul dorso miele e burro ed era accompagnato da una donna gravida. La spiegazione sembra all’interessato assolutamente inverosimile come lo erano sembrati i metodi di deduzione di Sherlock Holmes al candido dottor Watson. Quando la loro situazione sembra ormai disperata il cammello viene ritrovato, prova inconfutabile che non era stato sottratto dai tre giovani, i quali vengono liberati e nominati consiglieri del sovrano del luogo. Più prosaicamente i tre principi cingalesi erano individui curiosi e sagaci capaci di vedere cose di non immediata utilità che portano però loro grande fortuna2(a l’onor del vero dopo avergli fatto rischiare il collo). Recita la Treccani: la serendipità è “la capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, specialmente in campo scientifico, mentre si sta cercando altro”. Esempi classici di scoperte “serendipiche” sono il Viagra, la colla dei post-it e la scoperta dell’America. La definizione più tagliente l’ha data comunque in anni più recenti il ricercatore americano Julius Comroe:

Serendipity è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino

Julius Comroe

In definitiva ho scelto Serendipity come titolo di questo blog perché è un concetto inclusivo e accogliente che mi permette di tenere assieme in un unico luogo riflessioni sul vario regno delle mie preferenze. Di cosa vorrei parlare allora qui? Questo sarà un blog di cose che amo, occasionalmente di cose che mi provocano odio e fastidio… scartando la vasta gamma di quello che mi lascia indifferente o che trovo “carino”. Ho dipendenza da un certo numero di sostanze pericolose e non prevedo di smettere. Le mie dipendenze si tengono fra di loro e si autoalimentano. Eccole:

Libri
Sono una lettrice vorace, ho iniziato presto e non ho mai smesso. Quello strano e magico legame tra le parole e le cose, per cui un insieme di lettere nomina e significa un determinato oggetto uguale per tutti e per ognuno leggermente diverso; il concatenarsi delle parole che aggiunge senso al nudo essere o sottrae senso a quello che sembrava un insieme ordinato;tutto questo riesce a rapirmi ed avvincermi come non riescono a fare le persone. Leggo di tutto, dalla mitologia alle biografie, con una malcelata preferenza per i romanzi e i gialli. Vi eviterò la retorica per la quale leggere rende persone migliori, lungi da me! Mi conosco abbastanza da poter affermare di non avere un carattere semplice e da poter dire con certezza che la mia dipendenza dai libri sicuramente non mi ha reso più affabile, paziente, cortese, saggia né umile. Mi ha reso piuttosto più fantasiosa, svampita, portata all’iperbole e decisamente selettiva nei riguardi delle persone (per usare un pietoso eufemismo). Almeno per me è molto vero l’aforisma di Feuerbach secondo cui:

Quanto più si allarga la nostra conoscenza dei buoni libri, tanto più si restringe la cerchia degli uomini la cui compagnia ci è gradita.

Ludwig Feuerbach

Musica
Mi dà lo stesso livello di dipendenza dei libri ma si sviluppa in maniera diversa. Se un libro solitamente non mi dura più di due giorni, posso invece ascoltare una canzone o un album per settimane intere a ripetizione. Essendo costituita di un essenza ancora più leggera della prosa ho bisogno che filtri a lungo e si depositi nelle mie cellule per costruire di nuovo ogni fibra del mio essere.  Come per i libri non sono schizzinosa, anche se devo ammettere una certa preferenza per la musica vecchia di almeno trent’anni (con le dovute eccezioni) e un certo snobismo nei confronti del rap, del metal e della musica commerciale.

Film
Il rapimento è lo stesso con il grave disagio che dura solo un paio d’ore. Nei riguardi dei film cresce anche il mio livello di selettività: ho ereditato da mio papà la categoria “film da isola deserta” e l’iter per accedere all’atollo non è semplice (in quanto mio papà è forse ancora più snob di me). Credo di aver evitato di battezzare la dizione “libro da isola deserta” per non distruggere l’ecosistema con il disboscamento.

Filosofia… forse non ho più l’eta

Questa è la verità! e te ne renderesti conto, se ti volgessi a più alte cose, abbandonando la filosofia. Certo, Socrate, la filosofia è, senza dubbio, piena di grazia, purché venga studiata, con misura, in età giovanile, ma se con essa ci si intrattiene più del dovuto limite, è la rovina degli uomini.

Platone, Gorgia (484c)

La mia scelta di iscrivermi a Filosofia non è stata una polemica contro il Callicle del Gorgia per la semplice ragione che allora non l’avevo ancora letto. La filosofia è una vecchia amica con il volto segnato dalle rughe di un insegnante alta un metro e cinquanta che credo ridesse fino alle lacrime all’idea di avere un’età per la quale la coerenza di pensiero era ormai diventata ridicola. Spero possa accompagnarmi fino all’estremo limite.

Le lingue straniere
Questo è un innamoramento recente. Come altri a scuola credevo di non essere portata per le lingue straniere in generale e per l’inglese in particolare; convinzione che per pigrizia e noia mi sono portata dietro per troppo tempo, fino a quando, complice la crisi, la mancanza di lavoro e la laurea in filosofia ho deciso come tanti altri di cercare fortuna all’estero. Imparare una lingua è un processo che tutti abbiamo attraversato incolumi ma del quale purtroppo non conserviamo memoria; dico purtroppo perché è, credo sia la parola più adeguata, divertente. E anche sconvolgente e destabilizzante; porta a scoprire nuovi modi di pensare, di rapportarsi e di muoversi nel mondo. Costruisce nuove metafore e rinnova quelle vecchie. E infine, ma non ultimo, ti fa scoprire altri libri, nuova musica e film.

Questi sono i sentieri che seguo, lungo i quali mi capita di incontrare cammelli (in realtà qui è più facile trovare scoiattoli e volpi), cammellieri e… idee.

  1. Serendippo può essere sia il nome del re (padre dei tre principi) o l’antico nome dello Sri Lanka []
  2. I tre principi, scrive Walpole in una sua lettera, “facevano sempre scoperte, per puro caso o per sagacia, di cose che non stavano cercando”. []

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