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Déjà vu su London Bridge

L’altro giorno passeggiavo su London Bridge e ho avuto un’epifania. Eccessivo direte voi? Forse, ma è così. Mi sono resa conto che io conoscevo quel posto. Che quello era un luogo della mia mente fin dall’infanzia. Come, se non avevo mai messo piede a Londra fino a poco fa, alla tenera età di ventisei anni? Lo ha attraversato un tizio che conoscevo, un bardo dei tempi antichi che canta nelle mie orecchie da sempre. Cantava per me anche l’altro giorno…

Mentre attraversavo London Bridge
un giorno senza sole 
vidi una donna pianger d’amore 
piangeva per il suo Geordi…

Geordie cantato da De André.

La sensazione di essere catapultati indietro nel tempo, un’epoca non meglio precisata, scomparse le automobili, gli autobus rossi a due piani, uno scalpiccio di cavalli, sul ponte rimangono solo il bardo e la fanciulla che racconta la sua struggente storia con la voce di Luvi De Andrè.

View of London Bridge – Claude de Jongh (c.1600-1663) – Yale Center for British Art

Una rapida ricerca su internet raffredda parte del mio entusiasmo: il vecchio ponte di Londra viene demolito nel 1831. Ma non mi lascio scoraggiare facilmente. Il ponte originale è a solo 30 metri da quello nuovo. E sui suoi resti immaginari siede effettivamente da tempo immemore una giovane donna. Scopro che il Geordie di Faber, il “mio” Geordie, è le reinterpretazione di una omonima ballata tradizionale inglese diffusa in differenti versioni in tutte le isole britanniche. In realtà su quel vecchio muro sono sedute due distinte fanciulle. La prima forse è esistita realmente (qualunque cosa significhi): è la moglie di un nobile scozzese ribelle a uno dei re d’Inghilterra. La sua disperata cavalcata la porta alla corte di Edimburgo dove in ceppi il suo amore sta per essere giustiziato. Tanto piange tanto fa da commuovere, con l’aiuto di un riscatto principesco, il cuore del re. Ride di trionfo per avere ricomprato a peso d’oro l’uomo che ha sposato e che le tributa ammirazione sopra ogni altra donna:

The fairest flower o’ woman-kind
Is my sweet, bonie Lady! 

il più bel fiore di tutte le donne 
è la mia dolce bellissima sposa!

Geo. R. Kinloch, Ancient Scottish Ballads , vedi il link p. 187 (pp.186-194)

Ma a noi interessa l’altra, la sua sorella sfortunata, struggente e memorabile. Su quella flebile leggenda scozzese il popolo anglosassone ha innestato un’altra storia, più straziante, più umana, quella che ci ha raccontato De Andrè. Un uomo, per fame o per ribellione, caccia di frodo nei giardini del re ed è condannato a morte. La sua storia è ogni volta diversa, ogni volta ugualmente straziante. Può avere indifferentemente tre o sette figli, l’ultimo non ancora nato, o essere tanto giovane da non aver ancora giaciuto con un uomo, gli animali rubati, cervi o cavalli, possono essere sei o sedici. Nobile o bracconiere piange sempre lo stesso uomo. Si chiamava Geordie. Il vecchio ponte di Londra fu demolito nel 1831. Ma quale luogo è quello reale e quale è immaginario? È più vero il ponte di mattoni e cemento o quello costruito con le lacrime di tutte le donne senza volto che hanno avuto un Geordie ucciso da una legge ferrea e disumana? Quale durerà più a lungo?

Qui la versione di De André (1966) e qui invece l’interpretazione di Joan Baez (1962). La versione inglese della ballata la trovate in Child’s Ballads #209.

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