
Chi è fedele a chi?
L’agenda mi ricorda che è ora di rinnovare il contratto d’affitto. È ben un anno che non traslochiamo Fabi, ti rendi conto? L’interessata mi guarda indolente dalla scatola che occupa tutta con felina abilità. Meow! Sarà probabilmente la mia cattiva coscienza ma sembra minacciosamente sottointendere: “vedi bene di continuare così sorella”! Fabi è la mia gatta (l’uso del possessivo è solo una concessione al linguaggio: io sono sua più di quanto lei possa mai essere mia). Dividiamo casa (ne abbiamo girate sei), fidanzato (sempre lo stesso) e vita da 8 anni. È un gatto europeo, non in quanto di razza felina europea (anche), ma proprio come appartenenza comunitaria, come certifica il suo passaporto. Non ci siamo mai separate tranne quando io mi sono trasferita in avanscoperta a Londra e ho lasciato lei in Toscana a sorvegliare il fidanzato. Una separazione lunga un anno. Quando anche il sorvegliato ha ottenuto il trasferimento oltremanica, non c’è stato alcun dubbio sulla sorte del felino. O almeno io non ho avuto nessun dubbio, il resto del mondo non reputava ragionevole organizzare un trasferimento che si prospettava complicato e non particolarmente economico.
– Possiamo inizialmente lasciarla dai tuoi genitori…
– Scherzi vero? Hanno altri due gatti, Fabi non ama i suoi simili.
– Dai miei allora?
– E chi li conosce?
– Io li conosco da 31 anni e tu da 7…
– Possiamo prendere in considerazione di rimandarci te dai tuoi, visto che li conosco.
– …
Mi sono informata, ho chiamato compagnie aeree, veterinari, la Farnesina, il governo britannico e l’ambasciata italiana a Londra. Quale che sia il mezzo con cui intendete raggiungere la Gran Bretagna il gatto avrà bisogno di: 1. vaccinazione anti-rabbica; 2. chip; 3. passaporto. Mentre il fidanzato si occupa di schedare il felino, io da Londra studio l’itinerario. Inizialmente pensavo di sbrigarmela con due ore d’aereo. Ma le compagnie low-cost non accettano animali a bordo e le altre li mettono in stiva insieme ai bagagli, il tutto al modico costo di quasi 1000 euro per un cane di media taglia e di poco inferiore per il mio sacco di pulci (controllate i costi se volete intraprendere la stessa avventura, magari sono diventati più umani). Commento di un’amica: “ma se il gatto schiatta di spavento durante il volo, te lo rimborsano”? Bye Airplane! Scartata l’opzione volo ripiego su quella treno. Dopo estenuanti confronti l’esito è stato il seguente:

- Pisa – Firenze
- Firenze – Milano
- Milano – Parigi (vagone letto, che fa molto Omicidio sull’Orient Express)
- Parigi – Calais
- Calais – Dover (taxi per passare sotto La Manica)
- Dover – London Charing Cross
- Charing Cross – metro fino a casa
A rivederlo fa un po’ impressione ma è stato in realtà un viaggio molto tranquillo. Il sacco di pulci appena sceso dalla macchina si calma, il treno non sembra dispiacerle. La tratta più lunga, da Milano a Parigi, l’abbiamo fatta di notte in una cuccetta singola, uno stanzino attrezzato con letto e lavandino, dove ho aggiunto ciotole e lettiera. Io ho dormito come un ghiro, lei, più nervosa, sembrava chiedersi se fosse quella la nuova casa, la trovava un pelo troppo spartana credo. Da Parigi avremmo potuto prendere l’Eurostar che in un paio d’ore ti lascia a London King Cross (da dove parte l’espresso per Hogwart sì, luogo magico). Avremmo potuto perché in realtà non accettano animali a bordo. Quindi siamo salite su un simpatico trenino francese che, passata una Normandia bellissima battuta dal vento, ci ha lasciato a Calais. Lì un taxi, prenotato tramite un’agenzia specializzata nel trasporto animali, ci ha portato alla dogana a controllare che il felino avesse tutti i documenti in regola. L’unico momento di panico vero l’ho avuto lì: pur essendomi scolata il tranquillante omeopatico che il gatto aveva schifato, continuavo a rivedere la scena nello studio della veterinaria che le aveva istallato il chip prima di partire.
– Io ho curato solo un gatto per una signora che voleva trasferirsi in Inghilterra.
– Bè uno è meglio di niente.
– 15 anni fa.
– …
– Lo sa che deve lasciare il gatto in quarantena?
– Hanno tolto la quarantena.
– È sicura?
– Sì, sono sicura.
– Sicura sicura?
– …
Non c’era nessuna quarantena, benedetta sia l’Unione Europea. Timbrato il passaporto siamo libere di andare, passiamo sotto la Manica, ringraziamo il signore del taxi e prendiamo il treno per Londra. Da lì è tutto in discesa. Arriviamo dopo 26 ore e 10 minuti dalla partenza. Sane e illese.
L’appartamento che abbiamo trovato è spoglio, piccolo e sporco; di nostro non c’è ancora nulla. Ma Fabi ci mette solo qualche minuto a renderlo “casa”, aperto il trasportino schizza fuori miagolando, individua ciotole e lettiera, annusa e struscia contro ogni angolo, poi ci intima di stenderci sul divano (il letto ancora non c’è) e si mette a fare la pasta sulle nostre gambe, perfettamente soddisfatta. Il cambiamento è stato grosso ma a guardarla ,a guardarci, non sembra. Forse è proprio così.

A proposito dei gatti, Brassens (che ne Le Testȃment prometteva di tornare in forma di fantasma a perseguitare chiunque avesse osato maltrattare i suoi) lasciò detto:
È l’animale più bello, il più nobile. Lo preferisco a tutti e da sempre. D’una regale, d’una selvatica indipendenza, rifiuta qualsiasi padrone imposto. Il suo, se l’è scelto, ed è un amico al quale saprà restare fedele fino alla morte. Senza bassezze, senza servilismo alcuno. Da pari a pari. Ed è per questo che l’amo.
George Brassens
Allora, quando ti capita di essere il depositario di una tale fedeltà, non hai altra scelta che provare a esserne degno.

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